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mercoledì 7 giugno 2017

LA DICHIARAZIONE DI RIMEDIOTTI ( LE PROMESSE SANITARIE DI MARMO 2.1)


Sinceramente pensavo di scrivere un nuovo capitolo de “le promesse sanitarie di Marmo”più in qua,ma si sa il PD parla e io non taccio.
Questa volta a parlare è il dott. Rimediotti tramite il suo profilo facebbok. Personalmente lo rispetto e apprezzo il suo operato come medico, però devo dire che ha fatto il passo più lungo a mettersi in politica. Forse spinto da personaggi dietro le quinte,che mandano avanti altri perchè dopo essersi professati contro il sistema che comanda la montagna,hanno accettato di buon grado di tornare a

Torna l'erba che cresce solo
sotto elezioni
fargli da stampella e sanno che se lo facessero alla luce del sole,sarebbero (giustamente) deprecati.
Al dottore ho già “passato” in nome dei suoi meriti quando andò a fare l'erba ai giardini di Bardalone. Una tattica politica non vecchia, ma arcaica di fare le cose giusto sotto le elezioni. Magari
 si faccia consigliare meglio prima di fare certe corbellerie che fanno più rabbia che piacere.
Veniamo ora a cosa ha scritto sul suo profilo facebook,che riporto integralmente.




Scatola vuota?
L’argomento “ Ospedale di San Marcello” è uno dei temi più importanti della campagna elettorale ma anche, e soprattutto, uno di quelli che stanno più a cuore ai cittadini come dimostrano le oltre ottomila firme raccolte dalle varie associazioni sul tema del Pronto Soccorso.
Penso che sia importante contrastare l’opinione dilagante che l’ospedale sia ormai una struttura svuotata di ogni funzionalità significativa ( scatola vuota): questa sensazione, secondo me, non risponde alla realtà e, soprattutto, è deleteria perché impedisce di spendere le energie che abbiamo pert difendere, valorizzare e migliorare quello che c’è e che è tuttora un patrimonio prezioso per una comunità piccola come la nostra.
Ritengo che alcune delle scelte fatte negli ultimi anni sull’organizzazione dell’ospedale siano state sbagliate e deleterie; penso soprattutto a quando si è voluto occupare in fretta e furia gli spazi lasciati liberi dalla chirurgia con le attività che funzionavano in via Roma. Si è impedito di portare avanti il progetto di altre attività di ricovero che avrebbero potuto migliorare il ruolo e l’offerta di servizi del nostro ospedale (nell’ipotesi più semplice una ventina di letti in più all’Ospedale di San Marcello avrebbero potuto fare la differenza per tutta l’area pistoiese nei momenti di elevato afflusso e sicuramente nessun paziente di quassù avrebbe dovuto essere inviato ad altri ospedali per carenza di posti), sarebbe comunque stato saggio spostare il reparto Medicina al primo piano in modo che avesse più spazi e fosse servito da due ascensori evitando i disagi e i rischi in caso di guasto dell’ascensore principale che poi si sono puntualmente presentati. Queste considerazioni non fanno parte del “senno di poi”, i progetti che ho ricordato erano stati presentati da me e da altri al momento giusto, ma poi si è voluto soddisfare altri interessi che in quel momento stavano più a cuore a chi aveva la responsabilità.
Si deve riconoscere che alcuni dei cambiamenti che vengono sentiti come depotenziamento della nostra struttura sono solo il frutto dell’evoluzione della medicina che si orienta sempre di più verso una gestione specialistica delle malattie e quindi tende a indirizzare alcuni dei malati più acuti verso strutture di medie grandi dimensioni dove possono essere presenti molte attività specialistiche (non è solo un problema economico, un’attività specialistica per poter funzionare adeguatamente deve avere una certa mole di lavoro e quindi deve, per forza di cose, rivolgersi ad un bacino di utenza vasto). Tipico è il caso dell’infarto miocardico che fino ad una decina di anni fa aveva anche in urgenza una terapia medica che ci eravamo attrezzati per eseguire a San Marcello, attualmente la terapia standard dell’infarto è l’angioplastica che richiede la presenza di specialisti e attrezzature che non è pensabile avere da noi; un discorso simile può essere fatto per esempio per l’ictus cerebrale.
Credo che un ospedale piccolo può vivere solo se collegato a strutture più grandi in quanto può indirizzare verso quelle i malati che necessitano di interventi specialistici, può però svolgere l’attività di medicina interna e individuare alcune attività esclusive e utili a tutta la rete in modo da attrarre pazienti da un bacino di utenza più vasto di quello naturale e quindi rendere possibile l’investimento di risorse anche ingenti ( in uno slogan : San Marcello sopravvive se serve anche a Pistoia). Questo è quello che, senza clamore, sta succedendo da alcuni anni a San Marcello: le attività ambulatoriali richiamano un significativo numero di pazienti da Pistoia, dalla Piana Pistoiese e dalla Val di Nievole (nella mia esperienza all’ecodoppler circa la metà dei pazienti di ogni seduta vengono da fuori); nel reparto di Medicina è attivo un progetto di riattivazione cardio respiratoria che accoglie pazienti provenienti anche dall’ospedale di Pistoia e di Pescia: sono pazienti ricoverati per difficoltà respiratorie che, dopo i primissimi giorni di terapia, vengono trasferiti da noi e seguono un percorso fatto di attività specialistiche mediche e fisioterapiche che ha dato buoni risultati; da tempo ricoveriamo pazienti di fuori che soggiornano temporaneamente nelle strutture per anziani della nostra zona, accogliamo pazienti di Pistoia e di Pescia quando in quegli ospedali non ci sono posti disponibili. Quindi globalmente tanta gente che viene da fuori che vede il nostro ospedale,come si lavora e, in genere, lo apprezza e questo è importante per convincere chi prende le decisioni a investire risorse da noi.
Un riscontro a quanto detto sopra lo si ha nel fatto che è notevolmente aumentato il numero dei medici che ruotano sul nostro ospedale, in particolare al nostro reparto di Medicina sono assegnati in maniera prevalente 10-11 medici le cui competenze specialistiche possono essere mese a frutto per servire la popolazione della montagna e per attrarre utenti dalle altre zone Ritengo che esistano diverse attività cliniche non intensive che non trovano spazio negli ospedali più grandi e che potrebbero avere la giusta collocazione nel nostro ospedale per servire prima di tutto i pazienti della nostra zona ma anche quelli del resto della provincia
Sicuramente nel nostro ospedale ci sono carenze importanti che mi sento di indicare soprattutto sul coordinamento delle varie figure professionali e nella carenza di spazi.
Mi pare comunque che ci siano i presupposti perché l’Ospedale di San Marcello continui ad essere un presidio importante per i nostri cittadini dando, in alcuni campi, servizi migliori e più accessibili di quelli che sono a disposizione in altre zone della provincia.
E’ fondamentale che ci sia un controllo forte e continuo perché l’organizzazione funzioni prima di tutto a servizio della nostra popolazione e perché siano fornite e mantenute le risorse necessarie specie ora che i centri decisionali della ASL sono ancora più lontani da noi; per fare questo bisogna che l’amministrazione comunale e le associazioni si muovano con abilità in questo mondo molto complesso e rivendichino una propria possibilità di controllo e di intervento dialogando con i professionisti della sanità senza invadere quella parte del campo decisionale che va loro lasciato.
E’ quindi un compito difficile ma indispensabile e mi fa molto piacere che una delle richieste fatte ai candidati sindaci dalle associazioni che hanno raccolto le oltre ottomila firma vada proprio in questa direzione.
Quindi l’Ospedale di San Marcello non è una “scatola vuota”, ma un prezioso bene comune che ci hanno lasciato le generazioni precedenti e che va seguito, curato e tutelato nelle necessarie trasformazioni .


Queste sono tante considerazioni di cose che si dovevano fare,ma non si sono fatte.Venti letti in più, occupazione di piani diversi da quanto fatto,ecc... Rimediotti questo progetti l'aveva presentati,nessuna lo nega .Nessuno l'ha ascoltato "ma poi si è voluto soddisfare altri interessi che in quel momento stavano più a cuore a chi aveva la responsabilità".
I casi urgenti non sono solo l'infarto e l'ictus, poi anche su questi, a detta per esempio del Dott. Guido Mattioli ci sarebbe da discutere.
Rimediotti sposta abilmente l'attenzione sulle cose che funzionano del Pacini,ma non dice se ritiene il pronto soccorso un servizio essenziale o meno.
Ci sarebbe da domandargli se ha capito cose chiedevano i cittadini con le ottomila e passa firme raccolte (di cui tutte le liste elettorali in campo hanno provato ad appropriarsi il merito). La Montagna chiede un pronto soccorso accreditato,se poi c'è altro meglio.
In definitiva quanto descritto dal dottore è la linea sanitaria politica del PD né più né meno e va in direzione opposta a quanto sottoscritto da Luca Marmo il primo giugno. Magari il giochetto è proprio questo: il candidato sindaco dice bianco, il candidato consigliere ( e futuro assessore a quanto dichiarato ) dice nero, così dopo le elezioni si cade sempre in piedi.
E vi dico che non ho fiducia che Marmo manterrà quando sottoscritto il 1 giugno, perchè come scrissi nel primo capitolo di questa serie di articoli LE PROMESSE SANITARIE DI MARMO ne ha già avuto l'opportunità in passato e non l'ha fatto.
É impossibile che chiunque si candidi sotto l'ala del Partito Democratico (anche se mascherato) possa andare contro il disegno sanitario di questa forza politica. Ovvero quello della privatizzazione della sanità avviato quasi 20 anni da Enrico Rossi,prima come assessore regionale alla sanità e poi come presidente della regione Toscana.
Winston Churchill disse che una mela al giorno toglie il medico di torno. Basta avere una buona mira . In questo caso la mela è il voto di domenica prossima.

Distinti saluti


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